Giordano Bruno, Pitagora e i pitagorici: distanze e debiti.

Autori

  • Marco Matteoli

DOI:

https://doi.org/10.17074/cpc.v1i31.7659

Abstract

I rapporti tra Giordano Bruno e le fonti pitagoriche sono mediati da un denso stratificarsi di testimoni e riferimenti secondari, tra i quali spiccano le citazioni aristoteliche e platoniche. Ed è proprio tra questi due autori, Aristotele e Platone, che si colloca l'utilizzo strumentale da parte di Bruno della figura e del pensiero di Pitagora e della sua Scuola, usati come mezzo concettuale per accentuare in senso universale e infinitistico certi aspetti naturalistici dell'aristotelismo e, al tempo stesso e in una direzione opposta, depotenziare la
trascendenza dell'ontologia platonica, portandola a maggiore ‘contatto' e prossimità teorica con la propria visione di una natura infinita e in incessante trasformazione. In questa ottica Pitagora e il pitagorismo risultano essere, agli occhi di Bruno, fondamento primario di una concezione unitaria del cosmo -- derivato dalla monade --, importante paradigma concettuale per esplorare e approfondire l'idea dell'animazione spirituale dell'universo e, infine, archetipo teorico per una visione corpuscolare e atomistica della materialità.

Pubblicato

2017-02-22

Fascicolo

Sezione

Artigos