Arlecchino e Pulcinella nel Corteo Dionisiaco: Ascendenze orfiche delle maschere italiane

Abstract

Le cosmogonie antiche alimentano l’immaginario popolare attraverso i secoli. Così, possiamo associare al mito tragico dello smembramento e ritorno di Dioniso a riti propiziatori legati al culto della fertilità vegetale e al ciclo delle stagioni agricole. Come altri personaggi mascherati nella pratica spettacolare dei Comici dell’Arte (sec. XVI), Arlecchino richiama figure psicopompe, ovvero in transito tra regno infero e regno superiore, come il re degli elfi Herl Koning (una delle possibili etimologie del nome) che guida il corteo delle anime nella mitologia nordica e lo stesso Dioniso, istigatore della mania carnevalesca. Arlecchino non solo testimonia la sua derivazione infernale nel resto di corno che porta in testa, ma evoca un anteriore stato vegetale nelle toppe che tingono il suo saio (inizialmente bianco come quello del suo compare Pulcinella) di colori primaverili. La maschera è dunque residuo (satirico, nella tradizione italiana) di un sapere ancestrale che comprende il rapporto tra vita e morte come un ciclo di eterno ritorno che pare rifuggire le disposizioni della divina provvidenza.